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Страницы сайта поэта Иосифа Бродского (1940-1996)
Источник фото: http://www2.regione.veneto.it/videoinf/giornale/newgiornale/73_2006/07/conte_marcello2.htm
IOSIF ALEKSANDROVICH BRODSKIJ
VITA
Brodskij nato nel 1940 a San Pietroburgo, è morto prematuramente per arresto cardiaco il 28 gennaio del 1996 a New York. L'America fu la sua patria adottiva, lì si stabilì definitivamente dopo l'espulsione del 1972 dalla Russia che non rivedrà più: "... in verità non credo di poterci tornare - afferma Brodskij in un'intervista - posso farlo fisicamente. Probabilmente un giorno prenderò un aereo o un treno e mi ritroverò a camminare per la strada di casa mia. Ma non credo che quello sarò io". In Russia nel 1964, il giovane poeta Iosif fu condannato per "parassitismo sociale" a cinque anni di lavori forzati a nord del circolo polare artico. La poetessa Anna Ackmatova lo sottrarrà ai lavori forzati dopo due anni, ma già la salute era minata in maniera irreparabile. " Chi l'ha diplomato poeta?" - gli chiese il pubblico ministero durante il processo - "Nessuno mi ha diplomato - rispose Brodskij - è come chiedermi chi mi ha ammesso a far parte dell'umanità". L'essere poeta per Brodskij era un fatto naturale, non un privilegio ma piuttosto un'esigenza del suo spirito.
Ha appena quindici anni Josif Brodskij, quando compie il suo "primo atto libero". Si alza dalla sedia, osserva un’ultima volta le facce insopportabili degli insegnanti, gli onnipresenti ritratti di Lenin e Stalin, gli sguardi interrogativi dei suoi compagni e comincia a camminare, lentamente, verso l’uscita della scuola. In quel gesto c’è già la premonizione del suo futuro di scrittore "scomodo" e di dissidente, senza che però questo termine acquisti mai per lui un valore espressamente politico, rimanendo fondamentale l’operazione di rottura sul piano etico e linguistico.
Quando abbandona la scuola ha quindici anni, essendo nato a Leningrado nel 1940 (il 24 maggio) da Alexandr, ufficiale della Marina sovietica con la passione della fotografia, e da Maria Volpert, donna "di una bellezza nordeuropea, direi baltica" e di buona cultura. Il bel gesto di Brodskij ha però un costo considerevole. Josif è costretto ad accettare ogni genere di lavoro, per aiutare la famiglia di origini ebree che, dopo il congedo forzato del padre (per motivi razziali), attraversa un periodo di difficoltà economiche vivendo nella "stanza e mezza", quaranta metri quadrati in tutto, di Litejnyj prospekt n. 24.
Nel frattempo, incoraggiato dalla madre, comincia a studiare da autodidatta: compone le prime poesie lette in happening semiclandestini, che cominciano a farlo conoscere in tutta Leningrado.
Quasi contemporaneamente (anni 1959-1961) alcune sue poesie vengono pubblicate dalla rivista "Syntaksis": è apprezzato e più volte lodato da Anna Achmatova e reclutato da un gruppo di giovani intellettuali (Evgenij Rejn, Anatolij Najman, Dimitrij Bobisev) che più avanti verrà ribattezzato "il circolo di Pietroburgo". I successi letterari (migliaia di giovani accorrevano ad ascoltare la sua voce nasale e rotonda che leggeva poesie davvero anticonformiste, presto immesse nel circuito del samizdat) portano però anche l’attenzione sgradita della polizia sovietica. Dopo i primi pedinamenti, i primi arresti ("le prigioni mi salvarono dall’arruolamento", racconta ironico Brodskij) e avvertimenti, nel novembre del 1963 è al centro di una campagna di stampa che lo accusa di influenzare negativamente i giovani e prepara il campo al processo dell’anno successivo (celebrato in marzo), sotto l’accusa di "fannullaggine": un processo che dimostra subito di avere come oggetto piuttosto la letteratura, intesa come attività che insegna a vivere la libertà, che l’uomo Brodskij. È un fatto nuovo che contribuirà a creare un caso discusso dai giornali di tutto il mondo.
Mentre Josif viene condannato a cinque anni di lavori pesanti da scontare (dopo un allucinante periodo nel manicomio del carcere "Le Croci", dove stabiliscono che è sano di mente e pronto ad affrontare la pena stabilita) nel paesino agricolo di Norinskaja, quattordici baracche nella zona di Arcgangel’sk, il resoconto stenografato del processo arriva in Occidente, suscitando così tanto clamore da spingere i dirigenti sovietici a tornare sulla propria decisione, revocando la condanna e rimettendo il poeta in libertà.
Brodskij rientra a Pietroburgo e sopravvive grazie all’aiuto della famiglia e dei pochi amici fidati (su tutti, Anna Achmatova): traduce poesie dall’inglese (John Donne, Andrew Marwell) e dal polacco, lingue che conosce quasi alla perfezione.
All’estero sono state nel frattempo pubblicate in russo due sue raccolte poetiche (Stichotvorenija i poemy, 1965 – più volte ripudiate dall’autore – e Ostanovka v pustyne, 1970), mentre in patria Brodskij è pronto a firmare un contratto per la prima edizione, sistematica e controllata dall’autore, dei suoi versi: non si arriverà però mai a un accordo, perché la situazione politica interna precipita e il KGB include il suo nome tra quelli degli indesiderati.
Nel 1972 è invitato con fermezza ("per il suo bene") a richiedere un visto per raggiungere Israele. In pratica è l’inizio di un esilio che non avrà termine nemmeno quando Brodskij verrà riabilitato (nel 1989) nel clima della glasnost gorbacioviana.
Parte dalla Russia il 4 giugno, con un libro di John Donne, una macchina da scrivere, regalo del padre, e due bottiglie di liquore che consegnerà – fermandosi in Austria, prima di raggiungere gli Stati Uniti a Wystan Huge Auden: il primo intellettuale occidentale che vuole incontrare di persona, l’autore che per primo aveva avuto fiducia in lui scrivendo una prefazione molto favorevole alla prima traduzione in inglese (datata 1968) delle sue poesie.
Negli Stati Uniti Brodskij trova la tranquillità necessaria per affinare le eccezionali doti poetiche (pubblica Konec prekrasnoj epochi e Cast’ reci, nel 1976, Rimskie Elegii, 1982, Novye stansy v Avguste, 1983, Urania, 1987) che lo pongono, per giudizio unanime della critica, tra le voci più raffinate, anche dal punto di vista della rima e del metro, del panorama russo. Insegna in varie università diventando amico - nonostante il suo carattere chiuso e difficile - di Derek Walcott, Richard Wilburn e Anthony Hecht. Nell’inglese trova anche uno strumento nuovo e stimolante per l’attività di saggista (le prose liriche di Less than One), di traduttore delle sue stesse poesie e per i rari esperimenti di composizione poetiche direttamente nella lingua della sua nuova patria. Nel 1977 diventa infatti cittadino americano.
È però grazie al premio Nobel per la letteratura, arrivato nel 1987 (motivato da Brodskij: “Per una letteratura di livello universale, piena di lucidità e di intensità poetica”), che il suo nome diventa davvero noto in tutto il mondo, contribuendo ad aumentare sensibilmente le traduzioni delle sue opere in lingue straniere e i suoi viaggi all’estero.
Innamorato dell’Italia, (e dell’italiano, che definisce "la lingua prima della poesia") trascorre regolarmente le sue vacanze di fine anno a Venezia, città che finisce al centro (come anche Roma) di alcune tra le sue poesie e prose più riuscite. Quando comprende che i problemi cardiaci, dei quali soffre da tempo, sono davvero seri e preoccupanti, esprime il desiderio di venire seppellito nella sua "personale forma del Paradiso": città di acqua e canali, come la natale Leningrado. Dal 28 gennaio del 1996 ha trovato il suo riposo a Venezia.
OPERE
La poetica di Brodski individua chiaramente la letteratura, e in particolare la poesia, come strumenti privilegiati di comprensione della realtà. Il linguaggio della poesia rappresenta un mezzo di avvicinamento al vero, non un diaframma straniante; nel pensiero di Brodski, infatti, l’estetica è la madre dell’etica. Uno sguardo incapace di riconoscere l'armonia delle cose è anche incapace di essere giusto. L’amore per Austen, Frost, Achmatova, Cvetaeva (l’unica con cui avesse deciso di non competere per il suo tono tragico inarrivabile), la capacità di rimettersi in discussione attraverso la lettera del testo e la sua plasticità rendono la sua produzione letteraria un'opera fortemente coerente. Riconosceva come unica divinità la lingua: "È sciocco dire che “il poeta sente la voce della Musa”", affermò in un'intervista, "se non si chiarisce qual è la natura della Musa. Ma se si guarda più da vicino, ci si accorge che la voce della Musa è la voce stessa della lingua".
Tra le opere più famose di Brodski, vale la pena citare Fondamenta degli incurabili, inno all’acqua dei canali di Venezia o Dall’esilio e Poesie 1972-1985.Nel 1986, Iosif Brodski diede alle stampe Less than One, una raccolta di saggi uscita in Italia in due volumi: Il canto del pendolo e Fuga da Bisanzio. Alcuni saggi erano tradotti dal russo, altri li aveva scritti direttamente in inglese, mostrando di aver sviluppato una padronanza della lingua quasi al livello di un inglese di nascita. Indue casi, il fatto di scrivere in inglese aveva un significato simbolico per Brodski: in un omaggio sincero a W.H. Auden, che lo aiutò immensamente quando fu obbligato a lasciare la Russia nel 1972 e che Brodski considerava come il massimo poeta inglese del secolo; e in una nota biografica sui suoi genitori, che dovette abbandonare a Leningrado e che, nonostante le numerose richieste presentate alle autorità, non ottennero mai il permesso di andarlo a trovare. Per onorare i genitori, Brodski affermava di aver scelto l'inglese come lingua della libertà.
Il canto del pendolo e Fuga da Bisanzio sono opere di grande forza, che contengono due saggi magistrali su Osip Mandel'stam, Anna Akmatova e Marina Cvetaeva, i poeti della generazione precedente a cui Brodski si sentiva più vicino, oltre a due brevi capolavori di divertimento autobiografico: il racconto sui genitori e il saggio "Meno di uno", che ha come tema la crescita in mezzo alla noia stordente della Leningrado degli anni Cinquanta. Vi sono anche saggi di viaggio: una gita a Istanbul, per esempio, suscita riflessioni sulla seconda Roma, Costantinopoli/Bisanzio, e sulla terza, Mosca, e quindi sul significato dell'Occidente per i russi in fase di occidentalizzazione come lui. Infine, due virtuosistici saggi critico-letterari in cui Brodski interpreta e chiarisce alcune poesie che gli sono particolarmente care.
BRODSKIJ E SAN PIETROBURGO
Appartamento Brodskij
Al 24 di Liteinij Prospekt, si trova l’abitazione sanpietroburghese di Brodski. Lo scrittore rievoca questo appartamento e i genitori nel saggio autobiografico "In una stanza e mezzo" in Fuga da Bisanzio (1985).
BRODSKIJ E L’ITALIA
Brodskij e Venezia
I ricordi di Brodski sono legati alla nativa San Pietroburgo che rivive nelle sue poesie e in alcune città che visita. Sarà Venezia la gemella di San Pietroburgo, Venezia "Città che affondi, dove/ la ragione più salda si tramuta/ d'un tratto in occhio umido, dove il fratello/ delle sfingi del nord, leone alto alato e colto/ non grida "da che parte stai”?", chiudendo il libro,/ felice di annegare/ dentro lo sciabordio degli specchi.". La città lagunare tanto amata e nella quale riposano le sue spoglie, gli ispirò lo splendido libretto Fondamenta degli incurabili, nel quale il poeta, forse stanco della sua vita raminga intrisa di ricordi, descrive così se stesso: "I cani non sognano padroni nuovi nella loro decrepita senilità sognano altre case, scale strane, odori bizzarri, mobili inconsueti, una topografia sconosciuta. Ed è meglio non disturbarli, il segreto è tutto qui". Venezia ingloba tempo, letteratura, bellezza, memoria "acqua è uguale a tempo, e l'acqua offre alla bellezza il suo doppio. Noi, fatti in parte d'acqua, serviamo la bellezza allo stesso modo. Toccando l'acqua, questa città migliora l'aspetto del tempo, abbellisce il futuro. Ecco le funzioni di questa città nell'universo".
BIBLIOGRAFIA
In italiano…
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Источник: http://www.sanpietroburgo.it/cultura/Brodskij.asp
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